martedì 30 giugno 2009

Aspettando Paolo Poli



Da Opera Festival: “ Buona Notte, e Candidi Sogni”

A fronte di una serata che si preannuncia magica, Opera Festival propone sul palco di San Galgano un’artista che porta con sè un enorme bagaglio di esperienze importanti.

Paolo Poli, nasce come attore poliedrico, trasformista; maschera vivente; uomo dalle mille facce.

La sua carriera ha inizio negli anni ’60, fino ad espandersi nel mondo televisivo della RAI entrando nei cuori di tutti, come narratore di favole per bambini tratte da Esopo.


Unica serata prevista, il 30 giugno, Paolo Poli interpreterà le fiabe musicali, divise in due tempi nel corso della serata: una prima parte sarà dedicata a “HISTOIRE De BABAR” di F. Poulenc (con testo di Jean de Brunhoff ed orchestrazione di Jean Francaix), dove si racconteranno le vicende dell’elefantino Babar; e una seconda parte invece, con il “PIERINO E IL LUPO” di Sergej Prokof'ev ( Favola Sinfonica per bambini op. 67 con testo di Sergej Prokof'ev).


Questa nota esibizione, era già stata da lui proposta per la prima volta nel 1988, accompagnato dall’Ort: con grande successo della performance, nel 1993 ne divenne un’incisione, classificandosi come disco più venduto nella storia discografica dell’Opera della Toscana. Così, in memoria dell’enorme successo,le celebri fiabe musicali, verranno accompagnate nuovamente dall’Orchestra della Regione Toscana.


Stasera dunque, alle 21.00 presso l’Abbazia di San Galgano, il direttore d’orchestra Alessandro Pianzauti; l’Orchestra della Toscana e la voce recitante di Paolo Poli vi aspettano per regalarvi la dimenticata e piacevole sensazione di essere bambini, di tornare almeno per una notte bambini cullati da candidi sogni..


Malia Zheng


IL FLAUTO MAGICO



Riflessione e divertimento nell’atmosfera mistica di San Galgano.




Sabato 27 Giugno si è acceso il palcoscenico nell’abbazia di San Galgano, davanti ad un pubblico di circa 800 persone è andato in scena “Il flauto magico” di Wolfang Amedeus Mozart.
Quello che può essere definito come il testamento spirituale del musicista, ha ripreso vita fra le mura antiche di San Galgano, sotto il tetto, prima azzurro e poi pian piano sempre più notturno, del cielo senese.
Pezzi di lirica in lingua tedesca si sono alternati a momenti di pura recitazione in italiano e sono risaltate così le grandi qualità e l’ottima preparazione degli attori.
Fra tutti spiccano: Abramo Rosalen (Sarastro), Luca Canonici (Tamino), Natalia Lemercier (Regina della notte), Scilla Cristiano (Pamina), Francesco Facini (Papageno).
Un lavoro firmato dal regista Aldo Tarabella, con le scene (batuffoli di nuvole per rappresentare un mondo a metà tra la vita ed il sogno) e con i costumi di Nicola Visibelli.
Una serata che ha riservato molti colpi di scena, dettati soprattutto dall’atmosfera mistica che da sempre circonda l’abbazia, ma anche dai magheggi alle luci di Alessandro Ruggero, che hanno creato un tutt’uno fra la vita dietro il sipario e la storia del monumento architettonico.
Ad arie italiane di acuto virtuosismo (La regina della notte), sono seguiti momenti più mesti (Tamino e Pamina), corali seriosi, e duetti buffi che hanno strappato anche una sana risata agli spettatori (Papageno).
L’orchestra diretta da Gianluca Marcianò ha abbellito i cori ed i dialoghi donando note amabili e dai toni rilassanti.
Una favola a lieto fine, con melodie orecchiabili, ritmo spigliato e quel conflitto tra il bene ed il male che da sempre affascina il pensiero dell’uomo.
Se è vero che nessuno fra le persone presenti è stato annoiato un secondo, sarà altrettanto vero che anche il genio elegante di Mozart, avrà voluto sedersi un attimo lunedì sera, lasciando a più tardi alcuni pezzi in componimento, per riflettere, divertirsi e rilassarsi davanti alla sua opera, adattata per una notte all’antichità di San Galgano.


Andrea Cardinali
Foto: Sara Giosa

Pubblicato su intoscana.it

domenica 28 giugno 2009

Inedito: " Nuovo Caffè Letterario"

Domani sera, 29 giugno 2009, Opera Festival presenterà, dopo 5 anni dalla sua nascita, un’inedita iniziativa culturale:

in collaborazione con la Libreria Edison, verrà inaugurata la prima serata del “Caffè Letterario”, un salotto estivo aperto al pubblico, che si presenterà entro il Giardino di Boboli.

In mezzo al verde, sedie e tavoli saranno collocate appositamente per il pubblico: un allestimento studiato per dare il massimo confort presentando un angolo bar per degustare sfiziosi aperitivi.

Ogni incontro che si terrà sul palco corredato di pianoforte, sarà ad ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili e ospiterà personaggi di diversa fama, che si susseguiranno volta volta.

Il primo appuntamento sarà appunto, lunedì 29 giugno 2009 alle ore 19.00 con la presentazione di un libro e un cd: Nessuna Pietà. Dieci canzoni e dieci testi che raccontano grandi tragedie dell’umanità. Per non dimenticare.

Piero Pelù e Nicola Pecci canteranno alcuni brani tratti dal cd con le musiche di Francesco Sighieri, Riccardo Tesi, Giacomo dell’Immagine e Federico Pecci. Il progetto presentato da Marco Vichi nasce da un'iniziativa che vede coinvolti l'associazione Nausika, Emergency e i Magazzini Salani.

Altri appuntamenti sono previsti, in via di definizione per tutto il mese di luglio, ecco di seguito alcuni esempi:

Martedì 14 luglio, ore 19, il nuovo atteso romanzo di Simona Baldanzi che dopo il grande successo con “Figlia di una vestaglia blu” torna con Bancone verde menta (Elliot edizioni) un libro sull’amore, sulle città, sull’impegno civile pieno di grazia e umanità (in libreria dal 24 giugno).

Martedì 21 luglio, ore 19, Vladimir Luxuria, artista ed ex parlamentare, vincitrice nel 2008 dell’Isola dei Famosi, presenta Le favole non dette (Bompiani).

Lunedì 27 luglio con Jane Birkin, musa e madrina della casa editrice Barbès, che alle ore 19 al Caffè Letterario presenterà Oh scusa dormivi (edito appunto da Barbès), testo straziante e bellissimo in cui un uomo e una donna si incontrano in una notte difficile. Quindi alle ore 21,15 si esibirà sul palco di OperaFestival con Enfants d’hiver: Entre Gainsbourg et Birkin. Una serata imperdibile per ascoltare una voce incantevole, diventata leggendaria per la sua liaison con Serge Gainsbourg e per la canzone-provocazione del 1969 “je t’aime… moi non plus”. Sarà l’unica data italiana di un tour che la vedrà successivamente sui palcoscenici di tutto il mondo, dall’Europa all’Australia.

Per ulteriori informazioni:

Ufficio stampa Edison Bookstore Laura Mammarella 338.2650727 laura@libreriaedison.it;

Ufficio stampa Opera Festival Rebecca Romoli 392.7541999 stampa@festvalopera.it

Malia Zheng

sabato 27 giugno 2009

IL FLAUTO MAGICO, di Opera Festival

Con quattro serate alle spalle si apre la quinta serata, firmata Opera Festival.

A regalare un’altro scenario formidabile è Siena, ospitando nell’Abbazia di San Galgano, la rappresentazione de “Il Flauto Magico”, nota opera di W.Mozart e scritta da E. Schikaneder.

L’Abbazia fu consacrata nel 1268. Da allora il tempo le ha regalato un aspetto mistico di decadenza. I ruderi, che compongono la cattedrale, si apre verso il cielo e innebria gli occhi dello spettatore, ancor prima di immgergersi nell’opera in programma.

La serata del Flauto Magico ospiterà una platea di 800 posti lungo tutta la navata centrale, di fronte all’abside, dove si collocherà il palcoscenico.

L’opera come da libretto, si presenterà in due atti e racconterà la storia del principe Tamino e del suo incontro fatale con Pamina, la figlia della Regina della Notte. Gli incontri si susseguiranno da scontri, quando al povero principe viene sottratto la dolce amata, da un Malvagio di nome Sarastro. In marcia verso il salvataggio con un flauto magico, donatogli dalle tre dame della regina, il principe si incamminerà spalleggiato da Papageno, un uccellatore vagabondo con a sè un carillon magico, anch’esso dono delle tre dame. Le dissaventure si snodano, nuovi personaggi si imbattono, fino ad un risvolto assai insolito.

Il Cast presentato da Opera Festival sarà così composto:

SARASTRO basso, Abramo Rosalen TAMINO tenore, Luca Canonici ( direttore artistico di Opera Festival) LA REGINA DELLA NOTTE soprano, Natalia Lemercier

PAMINA soprano, Scilla Cristiano

PRIMA DAMA soprano, Amalia Scardellato

SECONDA DAMA soprano, Eva Mabellini

TERZA DAMA soprano, Cristiana Fogli

UNA VECCHIA (PAPAGENA) soprano, Maria Gaia Pellegrini

PAPAGENO basso, Francesco Facini

MONOSTATO tenore, Antonio Pannunzio

ORATORE, 1° SACERDOTE, 2° ARMIGERO, Stefano Rinaldi Miliani

1°ARMIGERO, 2° SACERDOTE, Tiziano Barbafiera

GENIETTI, Emma Balsamo, Giacomo Menghetti,Leonardo Macchiavelli

L’orchestra, il coro e il coro di voci bianche rappresentano esclusivamente Opera Festival.

A dirigerne l’orchestra sarà Gianluca Marcianò con disegno luci di Alessandro Ruggiero; maestro del coro, Maurizio Preziosi e maestro del coro di voci bianche, Viviana Apicella.

Inoltre con la regia di Aldo Tarabella, questo spettacolo presenterà scene e costumi di Nicola Visibelli, in collaborazione costumi con Studio Rami.

Per chi non avesse opportunità di partecipare alla prima del Flauto Magico previsto il 27 giugno 2009 alle 21.00 ( questa sera); avrà comunque altre possibilità, sempre presso l’Abbazia di San Galgano (Chiusdino, Siena) in data 18 luglio e 25 luglio alle ore 21.00.


Malia Zheng

mercoledì 24 giugno 2009

Baglioni incanta Firenze sotto il cielo di Boboli.

Successo strepitoso per la prima tappa toscana del tour “Gran Concerto”


Con tre ore ininterrotte di vecchi successi e nuovi inediti Baglioni racconta la sua autobiografia svelando amori e passioni, sconfitte e successi. Il pubblico ripercorre gli attimi significativi della sua vita preso per mano dalle note delle sue canzoni cantate con la grinta di sempre. I brani diventano colonna sonora di frammenti del film “Q.P.G.A.” proiettato sul grande schermo dietro il palco. Una commistione di immagini, musica e parole che rivelano le avventure di una vita. Circondato da noti musicisti come Paolo Gianolio alla chitarra e Pio Spiriti alle tastiere e archi, Baglioni unisce con la sua musica diverse generazioni di pubblico. Fra gli spalti, infatti, mamme con figli, giovani fidanzati e coppie mature trepidano per l’inizio dello spettacolo. Incrociano le dita contro piogge minacciose che per fortuna non rovinano la serata. Tutti insieme, quindi, a cantare con lui respirando frammenti della sua vita. “E’ una passione che mi ha trasmesso mia madre, fin da piccola ascoltavo le sue canzoni” spiega una diciassettenne partita da Siena con due amiche. Il suo è un pubblico affezionato che lo segue dagli esordi, che ammira la sua coerenza e professionalità. Baglioni è impeccabile sul palco, senza pause esegue instancabile un brano dopo l’altro riscaldando con la sua voce la platea di Boboli. Un coro unanime lo accompagna quando, seduto al pianoforte, intona le immortali note di “Questo piccolo grande amore”. Gli anni passati non sembrano aver eroso la poesia dei suoi intramontabili successi che regalano ancora brividi. Claudio riesce ad esprimere nei suoi versi la freschezza da eterno ragazzino che preserva intatta. “Per apprezzarlo devi essere un sognatore” afferma una sua fedelissima fan che dopo il concerto a Roma decide di vederlo anche a Firenze ipnotizzata dalla magia del suo spettacolo.
Più di un concerto quindi, ma una performance poliedrica che manifesta la maturazione artistica del cantante che, dopo una vita di concerti, regala dal palco ancora emozioni.

Annalisa Ausilio
Foto: Sara Giosa

IL “GRANCONCERTO”, SECONDA DATA.


Foto di Sara Giosa

Baglioni ancora a Boboli il 23 Giugno.
Anche se per le fans più sfegatate non sarebbe stato un problema, la pioggia, ha cessato di bagnare la platea indecisa del giardino di Boboli pochi istanti prima dell’inizio del “Granconcerto”. Così,anche la tanto attesa seconda data fiorentina del tour di Claudio Baglioni, si è concretizzata nel tutto esaurito. Ad aspettarlo sotto il palco, gruppetti di donne già munite di cappellini e altri gadget che cercano invano di scorgere qualcosa dietro le quinte. Sono emozionate, agitate, contente e conservano in loro l’entusiasmo della prima volta. Molte infatti, sono spettatrici affezionate, tanto da non riuscire a ricordare il numero dei concerti del cantautore romano, a cui hanno assistito.
A proposito del “Granconcerto – Q.P.G.A” non sanno che aspettarsi, la scelta particolare della location le incuriosisce. “Sicuramente meglio di un palazzetto”, commenta qualcuno.
Ma in poche si pongono il problema, qui l’attesa si prolunga e l’adrenalina sale, il concerto sta per iniziare. All’ingresso le maschere di OperaFestival distribuiscono sapientemente della carta per asciugare le seggiole un po’ inumidite. Le luci calano e una musica in sottofondo invita gli ultimi arrivati a prendere il loro posto.
Ed ecco che la storia inizia, il “Granconcerto” prevede una fusione totale tra immagini e musica, è per questo che l’ingresso del cantante viene anticipato dalla proiezione sul maxi schermo di parole e filmati che lo accompagneranno per tutto lo show. Un ouverture che ripete più volte l’acronimo “Q.P.G.A” (Questo Piccolo Grande Amore), ovvero il nome del quadrigetto che ha portato alla pubblicazione di un libro, alla proiezione di un film, ad un giro di concerti e che culminerà con l’uscita di un album. Ancora una volta però è lui il protagonista, sul palco di Boboli infatti sono bastate poche note per scaldare gli animi della platea. L’eleganza di un Baglioni in frac poi, ha contribuito ad estasiare il pubblico femminile.
“Piazza del popolo”, “ Battibecco”, “Stazione Termini”, in poco tempo si ripercorre la vita di un artista, e poi finalmente “Questo piccolo grande amore”, “Porta Portese” la platea si unisce in un solo coro. Grazie alla potenza dell’arrangiamento di “Quanto ti voglio” le pedane delle gradinate cominciano a tremare. Ragazze e mamme corrono più vicine al palco per sentirsi ancora più partecipi del pezzo. Sullo sfondo immagini che mostrano il dolore di un amore che finisce, la storia di un soldato che torna a casa e mentre cammina per strade e piazze che lo hanno visto crescere, si accorge che qualcosa è cambiato. Dopo una breve suite “l’addio”, la storia finisce. I musicisti che hanno accompagnato il cantante fino ad ora escono dal palco, e Claudio finalmente parla con il suo pubblico. Pochi attimi ed inizia la parte più attesa, seduto al suo pianoforte e con l’ausilio di qualche altro musicista il cantautore regala “Amore Bello”, “Avrai”, “Mille Giorni”, fino a concludere con “Io sono qui”, “Strada facendo” e “La vita è adesso”.
Con un pubblico in estasi Baglioni lascia anche Firenze dirigendosi a Spello (PG) per la prossima tappa del tour.
Che dire, un altro successo per l’artista romano, e anche per OperaFestival 2009 che con la sua programmazione sta contribuendo a fornire al pubblico fiorentino e non solo, un’ offerta che finalmente attira anche i giovani. Grazie a questi intramontabili artisti infatti, Boboli ha fatto e farà da scenario ad un pubblico sempre più eterogeneo.
Letizia Vallini

Micol e Caterina per l’Opera di Aida

l’anello di congiunzione tra astratto e concreto nella visione di Mitoraj.


Dopo il primo grande salto nel vuoto, il cast di Aida può tirare finalmente un bel sospiro.

Il percorso è stato intenso, duro. I risultati sono stati più che apprezzati, tanto da far notizia al Tg nazionale.

E’ proprio per questo enorme successo che sorge spontaneo chiedersi, chi in tutto questo ha avuto la sua parte di merito: in via fortuita, siamo riusciti a intervistare le due ragazze che hanno saputo concretizzare le idee dell’artista polacco Igor Mitoraj: Caterina Bottai ( 27) e Micol Joanka Medda (37).

Giovanissime, hanno avuto già diverse esperienze alle spalle, ma mai di questa portata.

C: “La paura c’era fino all’ultimo, tensione per le persone coinvolte, grandi numeri , inoltre le scelte dei costumi e scenografie molto impegnative”.

M: “ Aida non è difficile solo per la mole di personaggi coinvolti, ma anche per la sua nota iconografia egizia che benché affascinante, sempre problematica”.

“È molto difficile come gestione”, ammette Caterina, “richiede tanta conoscenza,soprattutto in questo periodo di crisi dello spettacolo dove si cerca di affidare operazioni tanto importanti a grandi nomi o a personaggi con un percorso lavorativo avanzato, garantiti dall’esperienza. Abbiamo avuto l’ opportunità di cimentarci e dimostrare le nostre capacità, per questo abbiamo sposato subito l’iniziativa.

L’aspetto contestuale dell’Aida è molto ben descritto nel libretto, in questo senso le diverse interpretazioni iconografiche possono risultare scelte quasi forzate compromettendo, a volte, anche la resa di messa in scena: in bilico tra il rischio di rappresentare qualcosa di eccessivo, e la scelta di allontanarsi dal modello originario.

M: “Il bello del nostro lavoro fatto col maestro Mitoraj è stato proprio questo, i tagli dei costumi non riprendono gli indumenti tipici egizi, ma anzi hanno tutta la morbidezza delle tuniche greche, tra ricerca dinamica di panneggi , di tessuto e di colore”. Un’ idea che insomma, ha rivoluzionato con successo l’Opera di Verdi.

I bozzetti disegnati dal “maestro” sull’allestimento sono stati elaborati in un’opera di traduzione tecnica tra forme, colori e volumi. Le due costumiste hanno cercato di trasformarli in abiti confezionabili e indossabili.

Dal laboratorio di Montedomini , che Opera Festival tiene come sala prove, con la specifica gamma di colori particolari fortemente richiesti dall’artista, sono state adottate varie prove di tintura. Una volta revisionati addosso agli attori i costumi, quasi finiti, sono stati portati a Boboli dove ovviamente, grazie all’aiuto di 4 assistenti e muniti efficientemente di attrezzature e macchinari, sono state apportate le ultime modifiche. Il controbilancio tra costumi e scene è stata una tappa fondamentale per ottenere quanto meno, una visione completa dell’insieme.

L’analisi del testo, non ha tenuto solo conto delle ricerche storiche e iconografiche del tempo ma ha comportato anche una studio del capo in funzione del personaggio: dal carattere, dagli aspetti fisici e biografici.

Per dare un numero si contano 200 costumi per l’opera di Aida: sui 170 tra coristi e figuranti a cui si aggiungono i protagonisti e i vari capi di scorta.

“Lo studio, aggiunge Caterina, non è stato fatto solo sui personaggi ma anche sulla ricerca del tessuto; del tempo di lavorazione e del tipo di invecchiamento; del processo di plissettatura da dare al capo, capace di restare tale anche a distanza di tempo. Una ricerca non solo storica ma anche tecnica, agevolata da un panorama ristretto d’azione ed una ampia gamma di risorse da sfruttare tra Firenze e Prato”.

Lavorare con un artista, è stata una novità per entrambe, ma grazie all’affabilità di Mitoraj , l’esperienza è stata comunque pacifica, ed appagante. La fiducia tra le due parti, artista-costumiste è stato fattore determinante del risultato.

Ovviamente a rendere tutto più semplice, gli altri operanti del cast ( attrezzisti, costumisti, trucco, parrucco) hanno collaborato in un percorso lavorativo integrativo, con rapporti interpersonali ottimi e rispetto degli ambiti di specializzazione. Ognuno ha mantenuto il proprio ruolo, ed è stato un lavoro eseguito con serenità.

Da questa intervista si può dedurre che determinante per il successo di Aida è stato in primis il rapporto di fiducia tra l’artista Mitoraj e le costumiste; l’integrazione operativa tra le varie parti che compongono la produzione dell’opera; e il ruolo incisivo del regista.

Andrea Cigni infatti, come definiscono le due costumiste, è un regista dalle grandi qualità, capace di portare sue idee e sue visioni, cosa ormai rara in di questi tempi. In questa esperienza lavorativa, ha visto una Aida non solo lirica ma anche teatrale, indirizzando così il cast ad interpretare a pieno non solo con la voce ma col corpo i loro rispettivi personaggi.

Con Opera Festival Micol e Caterina avevano cominciato già dall’anno scorso,firmando i costumi del “Barbiere di Siviglia”, riproposto anche quest’anno il 4-11 luglio a San Gargano e il 15 luglio a Montevarchi. Per ora, non resta che aspettare la seconda serata di Aida del 25 Giugno presso il Giardino di Boboli.

Malia Zheng

venerdì 19 giugno 2009

“Strada facendo”…si arriva a Boboli!


Grande attesa per le due date fiorentine del cantautore romano.


Tutto esaurito da più di due settimane per il “Gran Concerto: storia musicale di un amore che non dura tutta la vita ma la cambia per sempre” di Claudio Baglioni. Il noto cantante romano ha deciso di ripartire da “Questo piccolo grande amore”, il testo che dal 1972 lo ha portato a vendere più di 3 milioni di copie. Anche stavolta l’artista ha deciso di fare le cose in grande, lo spettacolo infatti sarà caratterizzato da racconti, parole, musiche e immagini inedite filmate da cinque troupe cinematografiche che richiamano frammenti della sua vita.
In scena il protagonista sarà lui, accompagnato dalla sua band e da un’orchestra virtuale proiettata su un grande schermo.
“Un lavoro titanico”, realizzato con passione, con gli alti e bassi delle ingenuità passate, con le difficoltà di adattare la propria scrittura di oggi a quella di ieri, con l’orgoglio di autorappresentarsi, con la generosità dell’artista capace di stare sul palco per tre ore.
Il tour di Claudio Baglioni, terzo elemento di spicco dopo il film e il romanzo, è iniziato venerdì 12 giugno in “Piazza di Siena” a Roma. “E’ partito tutto da qui. Era giusto che da qui ripartisse tutto. Forse perché il profilo di Villa Borghese è a forma di cuore. E il cuore è stato scintilla, metronomo e orizzonte di questa lunga storia” .Così Claudio racconta l’idea di questo tour. Lasciata villa Borghese, l’interprete ha celebrato i duecento anni dell’Arena Civica di Milano estasiando il pubblico. Dopo questi appuntamenti il tour farà tappa al giardino di Boboli di Firenze sullo stesso palco che Lunedì scorso ha ospitato la nuova interpretazione di Aida firmata dalle allegoriche scenografie di Mitoraj. Il calendario di OperaFestival 2009 sarà arricchito Lunedì 22 e Martedì 23 Giugno da quest’opera
che lascerà il segno nell’estate fiorentina. Questi appuntamenti rispondono alla chiara intenzione di OperaFestival che garantisce, con la sua programmazione, la commistione fra opere classiche e musica leggera contemporanea. Infatti, oltre a Claudio Baglioni, calcheranno il palco di Boboli il 16 Luglio anche Massimo Ranieri e il 27 Luglio Jane Birkin. L’Abbazia di San Galgano ospiterà invece le voci di Ornella Vanoni il 24 luglio e Ivano Fossati il 7 agosto. Con una tale offerta musicale OperaFestival ci accompagnerà in questi due mesi tra arte e cultura, riscoperte nei luoghi più suggestivi della toscana.


Annalisa Ausilio, Andrea Cardinali, Letizia Vallini.

giovedì 18 giugno 2009

AIDA: POESIA E PASSATO SOTTO LE STELLE DI BOBOLI

Tutto esaurito per l’inizio di Opera Festival 2009

“Aida”, l’opera immortale di Giuseppe Verdi che celebrò l’apertura del canale di Suez, è stata riproposta con una chiave culturale inedita lunedì 15 Giugno, all’interno del Giardino di Boboli, unico teatro en plein air di Firenze con più di 3000 posti a sedere.
Ad accogliere gli spettatori accorsi da più parti del mondo per l’inizio di Opera Festival, c’era un atmosfera speciale, ispirata probabilmente dalla temperata notte di fine primavera e dal cielo stellato.
Che non si trattava di una Aida come tante altre, era già chiaro ben prima dell’inizio. Ma quello che ha realmente stupito, nonostante fosse in programma la partita della nazionale italiana di calcio, è stata l’affluenza di molte persone giovani, e addirittura qualche famiglia che ha seguito la rappresentazione con la coperta sulle ginocchia.
Qualche istante prima dell’inizio dello spettacolo, dietro il palco, si è già in pieno Egitto. Costumi, trucchi, volti, sorrisi. Tutto già, è perfetto. Poi l’orchestra diretta da Roberto Tolomelli sfuma la musica in un silenzio di concentrazione e poesia, e dalla platea si alza uno spontaneo applauso scrosciante. Sono questi i primi passi del successo che si è rivelata essere la “nuova” Aida.
Nella loro maestosità, le scene dell’artista polacco Igor Mitoraj, hanno saputo evocare quei luoghi dove un tempo, masse senza volto avevano amato e sofferto per poi dissolversi nel grande nulla della storia.
La reinterpretazione delle scene e dei costumi, hanno anche suscitato grande interesse fra personalità di spicco presenti in platea, come Giovanni Galli,Matteo Renzi, Irene Grandi.
Per la prima volta il pubblico ha visto un palco diverso. Senza l’abituale presenza di piramidi, ma con sculture spezzate che ritraevano grandi frammenti del passato e si inserivano nelle note dell’orchestra con una naturalezza eccezionale. L’insieme delle voci, degli strumenti musicali, degli effetti teatrali, si univano in perfetta armonia alla trama.
La scenografia è risultata più asciutta, priva di orpelli superflui, ed ha così accentuato i movimenti studiati delle maschere, dove anche un passo più lungo diventava novità. E’ stato questo forse, l’elemento fondamentale che ha conquistato una platea così ricca e variegata.
Gli attori hanno dato vita alle parole di Verdi con un grande senso teatrale. Una forza vibrante che ha saputo mantenere la monumentalità dell’opera e che, allo stesso tempo, ha permesso al pubblico di immedesimarsi nei personaggi.
I costumi inoltre, con le loro forme e le tinte di antico portavano nell’aria fiorentina un magico tocco di poesia e passato che non si è potuto fare a meno di respirare durante i quattro atti.

“La scultura deve vivere la sua vita per conto suo,” ci spiega Mitoraj, “ed è per questo che, una volta completata, la lascio anche per un mese fuori all’aria aperta. Deve vivere la luce, la temperatura, i colori della stagione. Le mie mostre più importanti sono state allestite all’aperto, mi piace vedere la gente che parla accanto alle opere e le può toccare con mano propria. Questa esperienza,” continua lo scultore, ” è stata ancora più interessante, ho lavorato accompagnando la musica con opere molto diverse ed è difficile lavorare su uno spazio ben delimitato come il palco. Sono veramente soddisfatto e credo che in molti siano rimasti colpiti da come le sculture hanno vissuto realmente la loro parte nella scena.”

I prossimi appuntamenti per l’Aida saranno sempre al giardino di Boboli alle ore 21,15:
Giovedì 25 Giugno
Giovedì 9 luglio
Martedì 21 luglio.

Andrea Cardinali

mercoledì 17 giugno 2009

La prima mondiale di Aida raccontata dagli spalti.

Foto di Sara Giosa
Viaggio fra più di 3 000 spettatori.

15 Giugno 2009, ore 20:45 Giardino di Boboli. Un fiume di spettatori attende intrepido di superare le transenne che separano l’entrata dalla tribuna. E’ una folla curiosa di scoprire le scenografie inedite di Igor Mitoraj, di immergersi nella location d’eccezione scelta per incorniciare l’intramontabile Aida. La loro immaginazione è stimolata dalla scultura di bronzo che li accoglie. Icaro, l’espressiva rivisitazione pensata dal grande maestro polacco, è per loro solo un assaggio delle sculture che animeranno la scenografia. La messa in scena en plain air ha attirato un pubblico eterogeneo lontano dall’immaginario collettivo che descrive la platea dell’opera. Si resta infatti sorpresi dai numerosi giovani che con entusiasmo si avvicinano per la prima volta ad un evento classico. Fra loro molti ragazzi americani che, agevolati dalle convenzioni tra OperaFestival e diverse scuole per stranieri, disertano locali e discoteche per apprezzare una delle radicate ricchezze della cultura italiana. “Non ho mai avuto la possibilità di assistere ad un’opera lirica, questa è un’ottima occasione per godersi sia lo spettacolo che il giardino”. Con queste parole Jim, un diciottenne americano, motiva il suo interesse. Anche Kate affascinata da una tradizione tutta italiana non vede l’ora di scoprire il mondo della lirica. Ma non sono gli unici stranieri: Carlos, uno studente spagnolo al termine del suo soggiorno erasmus, ha deciso di non partire senza aggiungere al suo bagaglio la visione di questa prima mondiale. Carlos e la sua piccola comitiva con il tipico calore spagnolo, rompono i clichè legati all’eleganza mostrandosi a loro agio in abiti casual. Il contesto lo permette, il giardino, infatti, mostrandosi in tutta la sua raffinatezza riesce anche ad allentare la rigidità di un ambiente formale. Per questo un giovane diciannovenne fiorentino, appassionato da due anni alla lirica, regala una serata unica alla sua fidanzata di soli sedici anni. Marta non sa cosa aspettarsi, non ha mai visto un’opera lirica, ma non nasconde la sua curiosità, stasera potrebbe nascere in lei un nuovo interesse. “Spero di appassionarmi”, con questa aspettativa si avvicina all’entrata. Qualcuno è attirato dal grande nome che ha firmato scenografie e costumi, è attratto dalla semplificazione degli sfarzosi scenari egizi che hanno lasciato il posto alle suggestive ed allegoriche sculture di Mitoraj. Ha cercato, infatti, di asciugare, di eliminare gli orpelli, per rivestire di nuova luce l’opera di Verdi. Una rappresentazione che nonostante le innumerevoli messe in scena continua a richiamare moltissimi spettatori. E’ il caso di un trentenne che afferma: “Sono qui per l’Aida perché amo questa rappresentazione, è sempre un grande piacere rivederla, non è mai uguale a se stessa”.
Le varie aspettative del pubblico sono state ampiamente soddisfatte, come dimostra l’applauso scrosciante che rompe il ghiaccio e rassicura al termine del primo atto. Riuscire ad appagare una platea eterogenea come quella di Boboli non è stata una facile impresa ma l’impegno dell’organizzazione, l’esperienza di interpreti e musicisti e la professionalità dei tecnici si è completamente amalgamata all’arte della scena regalando un nuovo capitolo al libro della lirica.
Annalisa Ausilio, Letizia Vallini, Sara Giosa

“Ho sempre cercato l’anima nelle cose non l’estetica”

Di Mitoraj come scenografo e costumista, si era già parlato ancora prima del suo debutto vero e proprio avuto lunedì 15 giugno nel giardino di Boboli.
Lui che vive di arte, ha voluto esprimersi in una nuova forma, collaborando con Opera Festival nella produzione di Aida, la famosa opera di Verdi.
“Un lavoro artistico che parla da sé”, lo ha definito l’artista Igor Mitoraj.
Mitoraj è noto per le sue maestose “ sculture in piazza”, un rapporto tra sostanza e spessore dell’opera che si contrappone alla spazialità quasi dispersiva dell’ambiente di collocazione. I suoi lavori non rappresentano tanto la bellezza figurativa in sé, quanto la bellezza che il tempo ha saputo regalare alle sue sculture, dando loro, un percorso di vecchiaia e di ruggine. “Restaurare le opere è sbagliato, sarebbe come dare una nuova vita, come non dare importanza a al tempo trascorso che si è depositato sull’opera”.







Alla conferenza del 4 giugno 2009 presso il cenacolo dell’Accademia di Firenze, aveva già mostrato le sue posizioni riguardo all’arte figurativa, definendola nel 99% scadente e poco soddisfacente e che, senza troppa presunzione, si è sempre impegnato per far parte di quel 1% restante.
“Per me è una grossa esperienza” si confida “..in studio sono
stato seguito da altre persone, attrezzisti, sarte e sceneggiatori che mi hanno aiutato in questa impresa, anche perché non è il mio mestiere. Non sono un decoratore di teatri”.
L’idea di partenza è stata quella di dare una inedita interpretazione: “Non ci saranno piramidi né maschere egizie, non ci saranno cose kitch: l’artista ha il compito, in questo senso, di accompagnare la musica con le sue opere” si pronuncia Mitoraj.
Opere insomma capaci di dare un messaggio non propriamente in funzione di Aida o almeno in parte: “le fasciature sono come gli imballaggi di un’estensione plastica; in mancanza di una vera comunicazione tra le persone. Oggi in realtà siamo tutti isolati, siamo sempre più soli, non ci sono più gli incontri, tutti forse troppo impegnati a stare davanti ai computer”.
I volti delle scultore bendate raccontano di una società quasi cieca, legata ormai dai meccanismi mediatici, elettronici, in questo senso Mitoraj definisce una cosa bella quella di incontrarsi ad un opera, e per questo a maggior ragione si può comprendere il suo impegno in questa iniziativa.
Altri artisti come ad esempio De Chirico, erano stati anche scenografi, ma come prende nota Mitoraj, questa usanza è andata persa: “tra un’ opera visiva ( scultura) ed un opera di scrittura c’è uno scarto di idee e parole”.
Dell’opera teatrale in generale, non né è mai stato affascinato, confessa : “Non mi è mai particolarmente piaciuta l’opera in generale perché ho trovato chilometri quadrati di broccati e tessuti. La musica non ha bisogno di tutto questo: da sola fa già il suo spettacolo”.
La decisione di adottare un’altra evocazione del passato, è stata proprio in funzione di fondere lo stile dell’artista con sceneggiatura e costumi, con una sobrietà fuori dagli schemi tipicamente egizi: mantenendo il contesto storico, sono stati infatti riletti in chiave classica.
“Il futuro sta nel passato” aggiungerà Igor Mitoraj, ed è in questo che si trova la novità dell’Aida riproposta da Opera festival: il nuovo attraverso il vecchio, la modernità di una rappresentazione grazie alla classicità dell’interpretazione.


Malia Zheng
Foto di Sara Giosa

Alice nel Paese delle Meraviglie.


Quella che vi racconterò non è di una bambina che si addormenta ai piedi di un albero, mentre la sorella le racconta una storia; non sarà di una bambina che incontrerà lo stregatto o la regina, né purtroppo il bian coniglio e il cappelaio matto...
La storia è ambientata in un mondo meraviglioso, fatto di stelle, di prati e di alberi, di luci, suoni, voci, canti.
Alice quella sera, si era preparata ben bene. Da tempo attendeva quel momento, e non si era fatta mancare niente per sembrare in gran forma. Il cerchietto rosa alla testa era solo la ciliegia sulla torta, di quell’abitino bianco che si apriva a campana: la faceva tanto principessa.
Per non parlare del braccialetto al polso, e di quelle scarpette bianche col fiocco e un modesto tacchettino, quasi a voler far sentire la sua presenza, tra tintinnii di ciondoli e zampettate sulle gradinate per accingersi a prender posto.
A farle compagnia, un cavaliere di padre, che si prendeva premura della piccola Alice.
Il cielo al tramonto aveva già finito di fare da sfondo e mentre la notte avanzava portando con se la scia di stelle, davanti agli occhi di Alice si apriva la meraviglia. Le luci del palcoscenico diedero vita all’Aida di Verdi.
Il primo atto poi il secondo, Alice sembrava come incantata, silenziosa ascoltava ad occhi chiusi, come se le voci dei tenori bastassero a creare le immagini, le scene, gli attimi, i sentimenti. E non aveva tutti i torti.
Lo stupore fu proprio quello: vedere Alice cantare mimando le voci dei protagonisti, e benché di giovane età, trovare nell’opera una grande passione, capirne le sue bellezze e i suoi accenti. Sapeva tutto a memoria!!
Quando giunse l’ora tarda, Alice non resistette e per un attimo si lasciò andare tra le braccia del padre in un dolce sonnellino. In un giorno qualunque a quell’ora sarebbe stata già a letto da un bel po’ tra comode lenzuola, ma quella sera non se lo poteva permettere. Non si poteva permettere di perdere lo spettacolo tanto atteso, e non durò molto che già i suoi occhietti tornarono lì ad ammirare danzatori, comparse, protagonisti e soprattutto quella meraviglia di sceneggiature e costumi che l’artista Igor Mitoraj ha saputo ideare.
Lo spettacolo, il viaggio nel paese delle meraviglie per Alice fu soddisfacente e l’applauso che ha regalato a fine opera fu più che meritato.

Di quella sera in lei resterà un bel ricordo e anche a noi, forse nell'aver visto una futura Aida!

(NB. i contenuti dell'articolo sono tratti da reale esperienza, malgrado il nome non corrisponda a verità, la curiosa bambina esiste)

Malia Zheng

martedì 16 giugno 2009

Per saperne di più...

Ciao, siamo i 5 nuovi inviati di OperaFestival. Da quest’anno potete condividere con noi l’esperienza di questo fantastico evento. E’ la prima volta che una redazione formata e gestita da studenti universitari (Università degli studi di Firenze e Siena), viene affiancata ad una manifestazione di questa portata. Attraverso un taglio dinamico e giovanile, vi racconteremo musica, parole e movimenti che animeranno il palco del giardino di Boboli e quello di San Galgano.
Siamo consapevoli dell’opportunità che questo progetto ci offre. Infatti, oltre a sperimentare la vita di redazione, abbiamo la possibilità di avvicinarci a grandi personalità dello spettacolo. Saranno due mesi molto intensi, ma noi ce la metteremo tutta per cercare di farvi apprezzare l’arte in tutte le sue forme. Grazie a questo Blog potrete esprimervi, commentare ed interagire con noi, rendendo ancora più interessante il nostro percorso.
Per ora vi salutiamo e vi invitiamo a rivisitare il Blog nei prossimi giorni. La fitta programmazione di quest’anno permetterà aggiornamenti continui e costanti.

A presto

I vostri 5 inviati!

Sara, Malia, Annalisa, Andrea e Letizia.

lunedì 15 giugno 2009

Prove generali precedono la prima di Aida


Il giardino di Boboli è febbricitante. Mancano poche ore ormai per il debutto mondiale di Aida che oltre a vantare una location d’eccezione sarà animata dai costumi e le scenografie di Mitoraj. L’ enorme macchina messa in moto per la realizzazione dell’opera lavora a ritmi serrati per gli ultimi ritocchi e accorgimenti. Dietro le quinte, nel piccolo villaggio che da mesi respira con lo spettacolo, ognuno dona mente e corpo al proprio ruolo. A partire dai grandi cantanti protagonisti della scena che, prima della grande prova generale, inseguono un’isola di tranquillità nel proprio camerino di legno per ritrovarsi e concentrarsi. Per un attimo si astraggono dalla frenesia per cercare l’intimità della voce con gorgheggi che risuonano nella sartoria e nel reparto trucco. Manca un’ora alla prova generale, l’anticamera dello spettacolo, la rivelazione dell’impegno di ognuno. Gli ottanta elementi del coro sono quasi tutti pronti, alcuni scommettono in un make up fai da te, altri fanno la fila davanti la sala trucco. L’aria fra loro è distesa dato l’affiatamento e la fiducia reciproca. Come spiega uno di loro che è sicuro del massimo rendimento grazie alla collaborazione e la coesione che da anni costituisce la benzina per andare avanti. E’ una forte passione parallela al lavoro nella vita “normale”, le loro parole d’ordine sono quindi spirito di gruppo e divertimento.
Intorno a questo micro cosmo disteso gravitano frenetici tecnici, addetti alla scenografia, sarti e truccatori che indaffarati si preparano per la prova generale. Fra i tendoni cammina lentamente con un sigaro fra le labbra il grande maestro Mitoraj. Si guarda intorno con l’aria criptica che lo caratterizza, ma dai suoi occhi trapela una nota di soddisfazione ma anche di leggera tensione. Fra poco la scenografia con le sue imponenti sculture si sposerà con la grande opera lirica. Una scommessa di commistione fra forme d’arte fino ad ora lontane. Una scenografia solenne per accogliere un’opera che esprime la sua imponenza con molteplici scene corali. Le numerose comparse costituiscono quindi una parte centrale dello spettacolo. Sono tante, alcune attendono in platea altre approfittano per una sistemata finale al costume. Ognuno è consapevole che il proprio sforzo confluisce in quello comune, è indissolubilmente legato quindi alla cooperazione e al lavoro del gruppo. Lo spettacolo sarà il risultato rivelatore dell’impegno collettivo. L’apprensione per la prova generale, per tanto, investe tutti con la classica punta di insicurezza quando la voce della direttrice di scena annuncia dal microfono l’inizio della prova da lì a cinque minuti. Ma la tensione si dissolve con l’inizio dello spettacolo. Si è rotto il ghiaccio con il palcoscenico, adesso i riflettori possono accendersi sulla prima di lunedì.


Annalisa Ausilio
Foto di Sara Giosa